30/12/08

Influenze

Sono tornata a Parigi e finalmente questa notte sono riuscita a dormire bene. Nonostante i russini della Giulia raffreddata (ho mietuto diverse vittime durante le vacanze e, in questo caso, i miei germi mi si ritorcono direttamente contro).

Alla fine Alex l’ho paccato, senza nemmeno pensarci troppo su. Domenica ero ancora influenzata e scazzata. E poi, in generale, in questi giorni mi sentivo troppo fragile emotivamente: non so se avrei retto bene a un incontro con questo enorme fantasma del passato. Non ho ancora superato il trauma sentimentale post-Shanghai. Sono ancora abbastanza giù per mia nonna. Così ho rifiutato il suo invito a pranzo appoggiandomi alla scusa del mio stato di salute non proprio eccellente. Lui ha addirittura giocato la carta del farmacista: “Credo di avere la medicina giusta… non scordare che è il mio lavoro…” (tra l’altro preferisco non pormi troppe domande sul perché ultimamente ricevo messaggi così ispirati, NdM). Poi mi ha chiamata. Ma proprio non avevo voglia.

Comunque, per la vostra personale gioia, ma specie per la mia, ho pensato che è ora di porre un freno a questo momento vintage/revival della mia vita. Ho chiaramente bisogno di aria nuova.

Sto aspettando che la Giuli ritorni dalla panetteria Kaiser (tempio del pane parigino che si trova dietro casa), dopodichè dovremmo andare a Versailles a vedere la mostra di Jeff Koons. Ma va detto che siamo proprio un po' pigre oggi. E sta anche piovigginando. Vedremo. Baci e buon anno se non ci si sente più.

26/12/08

La minestra riscaldata

Ormai è evidente che devo avere qualche problema a rifarmi una vita nuova. Pur non vivendo più in Cina da sei mesi, recentemente (e in diverse occasioni) mi sono accorta di aver parlato molto, troppo spesso della mia vita lì come se fosse una cosa presente. Ok, due anni non si cancellano in un attimo. Come ulteriore attenuante aggiungiamoci pure che ho vissuto un periodo di transizione molto lungo. C'è stata di mezzo un'estate trascorsa a girovagare per l'Italia. E a Parigi, dopotutto, ci vivo solo da un mese e mezzo: devo ancora cominciare sul serio ad inserirmi.
Il fatto è che, quando si vive un presente debole, è facile lasciare che il proprio passato si insinui in maniera subdola e inaspettata, riportando in superficie pezzetti di memoria seppelliti da molto tempo. In un mese di blog, giusto per avvalorare la mia tesi, vi ho già rispolverato due cimeli niente male: Massi e la Fra.

Oggi è il turno di Alex.

Anche questa volta tutto inizia con un sms (e per il momento non si è andati molto più in là, ve lo dico subito, giusto per non creare troppe aspettative). L'alcool non c'entra nulla. E' un innocente messaggio di auguri cui fa seguito un suo messaggio contenente la proposta di vedersi cui fa seguito un mio messaggio con l'accettazione di tale proposta cui fa seguito conferma da parte sua cui fa seguito un mio subitaneo ripensamento che comunque ho tutto il tempo di ripensare perchè ci dovremmo vedere domenica (forse).

Breve riassunto per chi non fosse al corrente: Alex è stata la mia storia d'amore più sofferta. Io, giovane e fresca pulzella di 19 anni, lui 28. Conosciuto anche come dylanmckeydeipoveri, il soggetto si caratterizza per uno sguardo torvo e un carattere decisamente introverso e problematico, tendente alla depressione. Naturalmente pieno di donne imploranti la sua attenzione, lui resta indifferente a tutte (me inclusa, manco fosse il caso di specificarlo). Diciamo che per lui sono stata male. Ma male male, anche se è passato talmente tanto tempo che il ricordo ora mi fa quasi sorridere. Sorrido un po' meno se penso che mi ha piantata il giorno del mio 20simo compleanno, ma sticavoli.

A fine settembre lo incontro per caso una sera e lui fa un po' il micione. Sempre figo ma ormai decisamente frusto. Dopo qualche giorno mi invita a pranzo. Ci vado. Pomeriggio insieme a parlare, come ai vecchi tempi, solo che questa volta siamo alla pari. Non mi sento più una giovane inesperta. Sono diventata frusta anch'io, probabilmente. Non succede nulla. Lui non ci prova (è fidanzato), io nemmeno (sono diventata prudente). Dopo questo incontro molto piacevole non ci vediamo più, anche perchè io parto dopo pochi giorni per Paris alla ricerca di una casa. Al mio rientro in Italia, avvenuto dopo neppure una settimana, scopro che lui è andato a convivere con la sua fidanzata, piccolo dettaglio che aveva ben pensato di omettere durante il nostro incontro. Però ieri, nel suo primo messaggio, nemmeno troppo velatamente, mi fa presente che si sono lasciati. Wow, che classe...

Questo è quanto. Non so ancora che farò. Sono molto scazzata in questi giorni, quindi deciderò all'ultimo se paccare o meno. Tanto è chiaro che, chi tirerà le sorti della faccenda, sarà lui, il vero ingrediente segreto di questa minestra scaduta: il mio ormone.

24/12/08

... before Christmas

Veramente un Natale un po' delle palle. Lo so che la foto è un po' macabra ma mi sembrava anche la più indicata per descrivere il mio stato d'animo. E il blog è mio e lo gestisco io. Non ho voglia di festeggiare, non ho voglia di sbevazzare, scambiare regali o fare telefonate di auguri (come se potessi, tra l'altro, visto che è da una settimana che sopravvivo con 2 euro di credito sul cellulare :-)).
Non mi sento depressa. Vorrei solo avere la libertà di poter ignorare il Natale che, in questo momento, mi sembra solo una stupida convenzione. Vorrei stare tranquilla, seduta sul divano a guardare le foto di mia nonna, a ricordarmi di lei in silenzio o chiacchierando con mia mamma. In fondo era una delle persone più importanti della mia vita. Con lei se ne va un pezzo di me. C'è tutto un passato la cui fine ho realizzato solo in questi giorni. E poi c'è il "nostro" presente, per lo più fatto di tante telefonate, dei pranzi della domenica, ma anche di incazzature perchè con mia nonna era così, non era una persona facile, va proprio detto: era una vecchietta con un discreto caratteraccio.
E' strano trovarsi a pensare che forse è meglio così. Adesso il dolore comincia a lasciare il posto alla tristezza. E' per questo che vorrei un po' di spazio per pensare.
L'ideale, oggi, sarebbe potersi chiudere al cinema.

22/12/08

Once upon a time ero saggia

Ho ritrovato un diario del mio secondo/terzo anno di università. E' pieno di disegni, pensieri e citazioni. Ve ne riporto due.

Un mio pensiero:

"Invece di infervorarmi per dei posti a seconda dei miei stati d'animo, dovrei preoccuparmi di cercarne uno che esprima la mia essenza, da odiare quando sto male con me stessa, da amare se sono felice ed equilibrata. Non un posto che mi faccia dimenticare i problemi ma che, rappresentando ciò che sono, me li sbatta in faccia e mi costringa a risolverli."

Una volta la sapevo molto più lunga.

Una citazione:

"Oscuramente
libri, stampe, chiavi
han la mia sorte" (J.L. Borges).

E' bello ritrovare una continuità.

17/12/08

My love stories

L'altroieri ricevo via mail un messaggio di mick73:

"Ciao Laura, fattelo dire.... mi fai un sangue da paura... da sempre..."

Dopo un primo momento di compiacimento narcisistico, mi comincio a porre delle domande. Sarà uno scherzo? Come cavolo ha fatto sto tipo a recuperare una mail che uso esclusivamente per lavoro e per scambi epistolari con sara c.? Ma soprattutto: 73 sarà l'anno di nascita o l'età anagrafica? Capite anche voi che, considerate le recenti conquiste tendo a non trascurare più nessun dettaglio.

La detective che è in me ha l'impulso di rispondere, quantomeno per indagare sulla sua identità. Ma poi prevale la ratio. E la paura, il sospetto, la quasi certezza che mick (a meno che non si tratti di un simpatico burlone) sia un discreto sfigato. D'altra parte questa mossa della mail già fa intuire un potenziale da stalker che forse è meglio non incoraggiare. Resterò quindi nel dubbio.

Intanto vi volevo dare un ultimo (e spero conclusivo) aggiornamento sulla vicenda "Carlito". Mi richiama la scorsa settimana. Solo che, avendo cambiato cellulare e naturalmente dimenticato di registrare i vecchi numeri su quello nuovo, rispondo candidamente alla telefonata. Presa alla sprovvista, reagisco peraltro in maniera matura. La conversazione è più o meno la seguente. "Allo?". Lui: "Laura, c'est Carlito". Sono sconcertata. Che faccia da culo, penso. Ma riesco solo a modulare un altro: "AllloOoO?". Devo prendere tempo per decidere se affrontarlo o darmela rapidamente. Prevale il mio proverbiale coraggio. Al secondo: "Laura, c'est...". Tac. Non ce la faccio. Metto giù. Dall'agitazione stacco il telefono. Dopo un po' lo riaccendo. Nessun messaggio in segreteria, nessun tentativo di richiamarmi: provola ma proprio stupido, no, il vecio!

14/12/08

Cul de sac


Ieri ho ricevuto una lettera di Massi: quattro pagine scritte a mano, pulite, senza errori di ortografia, che mi fanno pensare addirittura a un leggero sbattimento di ricopiatura in bella...
La reazione, al momento del rinvenimento, è stata di fastidio estremo. Perchè scrivermi adesso cose che, al massimo, avrebbe avuto senso dire otto anni fa? E il risvolto tragicomico è che, tra le righe, si percepisce l'implicita convinzione di stare facendo qualcosa di estremamente gradito. Ecco come, da ieri sera, un commento si propaga a ripetizione nella mia mente: che pirla!

Frasi del tipo: "ti immagino che sorridi mentre leggi queste parole" quando io, per farvi un esempio un po' trash ma significativo, ho scelto come luogo di lettura per la sua ispirata missiva la toilette... insomma, non che voglia ammazzare la poesia a tutti i costi ma, ammettiamolo, la poesia, tra di noi, era morta da mo' .

Mi chiedo solo come si possa vivere le relazioni in maniera così autoreferenziale. Quando, ai tempi, c'erano tutti i presupposti per una storia (ma naturalmente ero io a volerla mentre lui non aveva palle) si seguivano le sue regole del gioco. Ora che non mi interessa più, che non c'è neppure un contesto che possa giustificare i suoi tentativi completamente anacronistici di mantenere una relazione con me, lui ha ancora la convinzione di poter gestire come gli pare il nostro rapporto? E ha anche la delicatezza di autoinvitarsi a Parigi, lanciandomi come amo la possibilità di una serata all'Opéra? Ma per favore!!

Non so se il fastidio persiste a causa sua o se perchè, da qualche tempo, ho l'impressione di vivere nel periodo dell'"impossibilità": mi piacciono solo persone che non posso avere e piaccio solo a persone che non mi possono avere. Crudele realtà... ma va avanti così veramente da troppo tempo, ho bisogno di un cambiamento.

13/12/08

Du virtuel...

Cosa pensereste di voi stessi se, mentre state facendo vari tentativi per disporre in maniera diversa i mobili nella vostra stanza, vi venisse fuori un automatismo tecnologico: farli ritornare nella posizione precedente pronunciando (a bassa voce) la formuletta magica "ctrl+z"?

Marina mi faceva notare che il passo successivo sarà inevitabilmente la duplicazione degli oggetti: basta un semplice ctrl+c/ctrl+v!

Devo staccarmi dal computer.



11/12/08

Lasciamo stare, dai, non rifacciamo un letto ormai disfatto...

Credo smetterò di leggere Amélie Nothomb, non so se con dispiacere o sollievo.

Nell'abbandonarmi alle passioni letterarie sono da sempre piuttosto seriale. La mia vita scorre parallela a un percorso di letture scandito in modo molto netto. E’ così: vado a periodi. Se mai decidessi di scrivere la mia autobiografia potrei intitolare i vari capitoli con il nome dell'autore dell'epoca. Ma ci avrà sicuramente già pensato qualcun altro.

Questa tendenza monogama è un po' la regola della mia vita: mi butto nelle cose con una devozione quasi integralista finché, a volte anche all'improvviso, decido di chiudere. Va detto che in letteratura ciò avviene di solito perché l’autore del momento è morto/ha smesso di scrivere/deve ancora far uscire il suo ultimo capolavoro. Quest’ultima ipotesi mi mette più di tutte a disagio perché di solito, terminata la fase di innamoramento (e per sopravvivere all’attesa dell’uscita di un nuovo romanzo è chiaro che devo disinnamorarmi) difficilmente, poi, riesco a ritrovare lo stesso entusiasmo dell’inizio.

Il momento “Amélie”, però, a differenza degli altri miei amori passati, si concluderà prima che io termini di leggere la sua attuale bibliografia o che lei smetta di scrivere. La storia tra di noi ha registrato momenti di entusiasmo eccessivo alternati a picchi di fastidio estremo, spesso durante la lettura dello stesso libro. Ma il mio spirito di autoconservazione, ultimamente sempre più reattivo, ha avuto la meglio. Trovandomi in una fase esistenziale in cui rifiuto di invischiarmi in storie d’amore malate, ho deciso di estirpare il patologico anche dagli altri spazi della mia vita.

Amélie, bella mia, è finita.

Mi mancheranno di lei: la limpidezza e la leggerezza del suo stile, la compiutezza dei suoi pensieri, i suoi racconti asiatici.

Farò invece volentieri a meno della sua morbosità.
Perchè ho capito che il "nostro" problema, di fondo, sta tutto lì: nel modo in cui viene trattato il morboso. E dire che Agotha Kristoff, una delle mie scrittrici preferite, è un po' la regina del genere. Nei suoi romanzi, però, c’è un ordine perfetto, una naturalità orribile ma non stridente. Il morboso è un effetto, non la causa, e sembra quindi avvolto da un’aura di normalità.
In Amélie, invece, il morboso è ragione di scontro, di distorsione dei rapporti, è causa e non effetto. E’ generato dai vizi dei personaggi e non da ragioni esterne a cui non ci si può opporre. I suoi racconti sono un covo di relazioni volutamente asimmetriche che mi irritano esageratamente (aaaahhh se mi irritano...).

Mi mancherebbero una decina di pagine per finire l’ultimo suo romanzo che avevo a casa, Mercure. L’ho appoggiato un paio di sere fa giù dal letto e non l’ho più trovato. Non so se sia stato inghiottito dal materasso, comunque mi piace farmi influenzare dai segni, specie quando assecondano così spudoratamente i miei desideri.

10/12/08

Teatime

So che in passato ve l'ho menata a lungo e in più sedi con la storia che ho fatto la carta UGCillimité, grazie a cui me ne posso beatamente andare al cinema quando e quanto mi pare. Vi ho anche già abbondantemente tediato con racconti relativi alla programmazione stratosferica delle sale parigine ecc ecc... Perchè ripetersi dunque? Questa introduzione solo per dirvi che ieri pomeriggio ho rivisto Intrigo Internazionale. Se volessi far davvero la figa potrei anche sorvolare sul fatto che, essendo il titolo in inglese completamente diverso da quello in italiano, ci ho poi impiegato più o meno un'ora per capire di che si trattava. Insomma, non mancava poi molto alla scena in cui Cary Grant, in mezzo alla campagna, viene attaccato da un aereo. Scena che a me, voce fuori dal coro, quantomeno nella sala del Reflet Medicis, fa sempre molto ridere. Tutta colpa di Vincent Gallo.

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Ecco, sto completamente sviando dall'ispirazione iniziale del post. Beh, per questa volta facciamo che cambio titolo e ne approfitto per fare un po' di conversazione salottiera. Come se ci stessimo bevendo insieme un thè alla cannella con le galettes del leader price che sono troppo buone e che, guarda caso, mi sto
proprio pappando in questo momento. Non brillo un granchè per immaginazione ma nella mia mente pullulano già mille argomenti di conversazione per intrattenere i miei ospiti.

Ad esempio: preparatevi psicologicamente a ricevere dei regali di Natale bellissimi. Non so perchè ma continuo ad avere intuizioni geniali e anche discrete botte di culo a questo proposito, come mai mi era successo. Certo, non si tratta proprio di una conversazione da sviluppare ampiamente in questa sede, visto che diversi lettori del blog saranno proprio i fortunati beneficiari di questo positivissimo trend del Natale 2008.

Altro topic (sono o no una brava padrona di casa?): ho deciso di cambiare il mio pseudonimo di blogger in: Là Divina Poppante. 1. Mme, anche se di fatto lo si legge come il vecchio nickname
, proprio non mi piace visivamente. 2. All'interno del blog non ci sono riferimenti al mio vero nome, nè alla mia natura un po' infantile, e un vago accenno ci sta. 3. E' uno dei vari nomignoli che Eros da a Pollon e per questo mi piace molto.

Ho infine una domanda da porvi: accettereste mai un contatto di lavoro se, a darvelo, è una persona che vi sta un po' sul culo e che, totalmente ignara di questa antipatia, vi sta peraltro martellando di chiamate (a frequenza settimanale, ok, ma sono pur sempre telefonate provenienti dall'Italia)? Ah, al quadretto aggiungeteci che si tratta di una delle persone di cui parlavo in questo post. Che due palle sta storia di mischiare sempre piano lavorativo e piano relazionale. E' una costante della mia vita. E non mi sembra nemmeno di andarmela troppo a cercare. Ma forse invece sì.

Vado a preparare altro thè.

05/12/08

O la fra o la spacca

Premessa: Se dovessi mettermi a stilare una lista delle persone che hanno contato di più nella mia vita negli ultimi 10 anni mi renderei rapidamente conto che: una non mi vuole nemmeno sentire nominare per ragioni più o meno ovvie (Carlo), un'altra non ho più tanta voglia di sentirla io (Massi), una terza... una terza segue da sempre logiche comportamentali inspiegabili - quantomeno in amicizia - e di fatto, grazie a questa sua non proprio apprezzabile peculiarità, non ci rivolgiamo la parola da circa 2 anni (Fra). Sto comunque parlando di persone che, nel periodo dal 1999 al 2006, hanno fatto parte integrante della mia quotidianità, persone con cui ho vissuto e condiviso tanto, e che ora non svolgono nemmeno un ruolo marginale. E poi mi dicono che sono conservativa.

Il danno: Non certo in virtù di queste profonde considerazioni ma per merito di un bicchierino di sakè di troppo due sere fa... ho mandato un messaggio alla Fra. Eggià (vorrei vedere la faccia del Gian in questo momento). Comunque, ai più è ben noto l'uso avventato che faccio del cellulare quando sbevazzo un po' troppo (difatti non è raro che, quando prevedo una serata "impegnativa", chieda agli amici stretti di tenermi nascosta l'arma impropria). A ciò si aggiunge che, in generale, sono una persona abbastanza poco riflessiva: tendo ad assecondare indiscriminatamente i miei istinti. A scatenare la mia irrazionalità, tra l'altro, basta veramente un nonnulla. Un accenno a un episodio del passato, un bel ricordo che riemerge da un discorso casuale e che, per qualche minuto, riesce ad offuscare tutte le cose brutte e fastidiose... ed ecco che, proprio in quel momento, la persona con cui sto chiacchierando di tutto ciò va un attimo in bagno e mi lascia da sola.
Per passare il tempo prendo il cellulare. E' una specie di automatismo: in un secondo compongo il messaggio. Invio. Nemmeno il tempo di rileggerlo, lo mando subito perchè mi sembra di avere avuto un'intuizione divina: ed ecco che mi sono già fottuta. Ma al momento ho il cuor leggero, sono certa di aver fatto la cosa giusta. Solo il mattino dopo realizzo. E, in questo caso, la consapevolezza è istantanea. Suona la sveglia del nokia e per staccarla accendo il telefono: bibip... messaggio di risposta della Fra.

L'evoluzione della cazzata: Da qui comincia uno scambio di sms più meditato. Nessuna chiamata, ma va bene così. E' strano, perchè in poche frasi, io e la Fra, riusciamo a dirci tante cose. Ogni parola viene soppesata con cautela, almeno da me. Cerco di non perdere di vista il presente ma è difficile tenere a bada il passato. Ogni volta, prima di riuscire a formulare una risposta, mi si contorce lo stomaco e mi tocca digerire un insieme di sensazioni contrastanti che si mescolano in maniera confusa. Non mi è chiaro cosa voglio.

Conclusione: Questa storia per molti di voi avrà un po' il gusto del déjà vu. "La Fra" è diventata una specie di paradigma. Lei ha ispirato la famosa espressione coniata dal Gian: "ognuno ha la sua Fra". A cui, a questo punto, dovrebbe far seguito: "ma non tutti hanno la loro Là". E con ciò non intendo per forza farmi un complimento.

Buon weekend cari!

03/12/08

Pensieri da una camera d'albergo

Ho cominciato a leggere da poco Le Clézio, premio Nobel per la letteratura di quest’anno. Fino a due mesi fa, sinceramente, per me altro non era che un nome visto di sfuggita sugli scaffali delle librerie. Attualmente, invece, è diventato l’autore di un bel romanzo, Le poisson d’or, e di una duplice biografia, Diego et Frida, che mi sono divorata ieri in treno.
Ho sempre apprezzato il genere biografico. Forse perché difficilmente il resoconto di una vita, che qualcuno ha ritenuto degna di essere raccontata, può annoiare. Qualche elemento di interesse lo si trova sempre. Forse riuscirei a leggere anche un libro di livello mediocre, se parlasse di un personaggio che mi piace (ok, a voler essere proprio sincera, a casa ho un numero decisamente consistente di biografie di Valentino Rossi…).
La parola scritta, in questo senso, ha una forza evocativa maggiore rispetto al linguaggio cinematografico. Accanto al dichiarato c’è sempre una parte di non-detto che, a differenza della passività indotta dalla visione di un film, richiede una partecipazione reale della mente all’azione. Un film-biografia ha spesso l’assurda e intrinseca pretesa di esaurire il discorso. Probabilmente si tratta di un genere troppo legato alla necessità di documentare in maniera completa e inappuntabile, e che quindi lascia meno spazio all’intuizione, priva lo spettatore della possibilità di immedesimarsi, di deformare la storia in base alle esigenze della propria soggettività. Secondo me questa è in assoluto, insieme alla possibilità di gestire il tempo, anziché subirlo, la vera ricchezza della scrittura e il grande limite del cinema.

Detto ciò, questo libro è pieno di spunti di riflessione, anche per me che conosco appena l’opera di entrambi. Tipo questa frase molto bella, sul modo di intendere se stessi. Diego Rivera vede se stesso come “un uomo che realizza la sua funziona biologica producendo dipinti, come un albero produce fiori e frutti e non si lamenta di perdere ciò che ha fatto ogni anno, perché sa che durante la stagione successiva ricomincerà a fiorire e a portare i suoi frutti”.
Sto riflettendo su quale possa essere la mia funzione biologica principale, intesa come dote personale, ammesso che ne abbia una. E, soprattutto, se ci sia in me la certezza della “riproducibilità” di questa dote. E’ una cosa a cui sto pensando da quando ho visto l’ultimo film di Woody Allen, Vicky Cristina Barcelona. Tra le innumerevoli ragioni che mi hanno fatta immedesimare nel personaggio di Scarlett Johansson c’è quella del suo modo di vivere il mondo. Lei è una contemplatrice. Io mi vedo un po’ così (meno gnocca, vabbbene, ma per il resto tale e quale). Osservo le cose, magari arrivo a toccarle e a “scavare” in un tentativo di approfondimento, ma poi mi stanco e cerco altro. Credo che questa sia la mia caratteristica predominante. O almeno un'indubbia costante del mio carattere. Perchè, casualmente, si tratta di una qualità che richiede una periodicità. Che poi sia anche una dote... direi che forse non è poi così fondamentale capirlo.

01/12/08

Meow

Mi sento un po' Miciona questa mattina. Non riesco ad alzarmi dal letto. Una volta, quando mi svegliavo, avevo bisogno almeno di fare la pipì. Ultimamente ho affinato l'arte di accontentarmi dell'essenziale. Mi basta raccogliere il mac dal pavimento e accoglierlo a letto con me per essere felice. Ed eccomi qui, a scrivervi dalla postazione micionesca per eccellenza, mentre il mio stomaco, che si dissocia da questa nuova filosofia di vita, emette gorgoglii simili al suono di accensione del mac. Starà cercando nuove modalità di comunicazione per entrare in contatto con la sua padroncina?

E' stato un weekend molto pieno e questo lunedì mattina non poteva iniziare diversamente. E' stato qui Filippo, mio compagno di avventure shanghainesi. E' ritornato a vivere a Paris Luca, mio amico storico dell'erasmus. Ho addirittura rivisto i bambini cui facevo la baby sitter nel lontano 2001 e Charles, ormai 11enne, mi ha dato del voi, cosa che mi ha causato un brivido di raccapriccio lungo la schiena, dissimulato tuttavia brillantemente solo perchè stavo addentando un fantastico macaron al pistacchio della Durée...

Domani, se tutto va secondo i piani, dovrei volare a Milano e restarci fino a venerdì mattina. Sono contenta per i risvolti professionali del viaggio (messaggio per Giova: non te la ridere troppo), un po' meno per il fatto di allontanarmi da Paris, visto che poi mi restano solo più dieci giorni prima delle vacanze di Natale. Ho come l'impressione di non riuscire a cominciare davvero la mia vita qui. E' che ho proprio voglia di avere una quotidianità da qualche parte. E' da giugno che sono in perenne movimento e ho un gran bisogno di tirare il fiato.

Et bien, ora mi alzo.